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Pietrasanta, il museo multimediale che racconta la Napoli di 2500 anni fa

Pietrasanta, il museo multimediale che racconta la Napoli di 2500 anni fa banner-interventi
  • Nel cuore di Napoli, proprio all’inizio dell’antico percorso del Decumano Maggiore, c’è il complesso monumentale della Basilica della Pietrasanta, la prima chiesa della città eretta in onore della Vergine Maria. La struttura originaria vide la luce per volere del vescovo Pomponio in epoca paleocristiana e si è arricchita nel corso dei secoli di elementi dell’arte greca e romana. Un tesoro dal valore architettonico, storico e artistico inestimabile che dal 2011 è stato affidato all’Associazione culturale Pietrasanta ONLUS, presieduta da Raffaele Iovine, che organizza nel complesso mostre, manifestazioni musicali e convegni di grande pregio e richiamo. L’Associazione ha lavorato inoltre al recupero dell’area sottostante la Basilica. Lungo il percorso che si snoda nel ventre di Napoli è possibile ammirare i resti dell’acquedotto greco, le antiche mura di quello che potrebbe essere il tempio della dea Diana e gli ambienti in cui i napoletani trovarono rifugio durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Nei locali in cui migliaia di persone hanno cercato protezione dalle bombe sono ancora presenti reperti della quotidianità, vasi, utensili, giocattoli e scritte sui muri che inneggiavano alla resistenza contro il nemico. Le luci soffuse, il rumore dell’acqua che ancora scorre tra i canali scavati nel tufo dell’antico acquedotto, pezzi di una vita lontana ma che sembra essere viva e presente lungo il percorso, accompagnano i visitatori in un viaggio che rapisce e stupisce. Grazie ai fondi del POR Campania FESR 2014/2020 a supporto del sistema produttivo culturale, il Complesso della Pietrasanta si è arricchito di tecnologie digitali all’avanguardia che offrono ai visitatori la possibilità di vivere esperienze totalmente immersive e multisensoriali per conoscere la storia della Basilica e della città. Il finanziamento, di circa 200 mila euro, è inoltre stato utilizzato per l’installazione di un ascensore, definito il primo ascensore “archeologico”, che conduce i visitatori a circa 30 metri di profondità, collegando la Basilica con la città sommersa in modo più agevole e veloce.