Pagina Facebook Twitter

Disinformazione: riconoscere e smascherare le bufale su COVID-19

Disinformazione: riconoscere e smascherare le bufale su COVID-19
  • Le informazioni false sul coronavirus sono tantissime, a partire dalla teoria secondo cui il virus si sarebbe diffuso attraverso la zuppa di pipistrello fino agli scontri tra paesi europei per le forniture di materiale medico in esaurimento. Le informazioni false “si stanno diffondendo più velocemente del virus,” ha detto l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che ha già definito la pandemia una “infodemia di proporzioni planetarie.” Alcune delle maggiori piattaforme online sono già all’opera per contenere la diffusione di notizie false.

    Che cosa fa l’UE per contrastare la disinformazione?

    Sul sito della Commissione europea esiste una pagina sulla risposta europea al coronavirus contenente informazioni affidabili e che si attengono ai fatti e che includerà presto informazioni su come correggere i miti più comuni che circolano sulla pandemia. Esperti e politici dell’UE e gli stati membri organizzano regolarmente videoconferenze per discutere sulla disinformazione e condividere metodi per informare la popolazione circa i rischi legati alle notizie false. La Commissione europea e le autorità nazionali di tutela dei consumatori stanno inoltre esercitando pressioni sulle piattaforme online per mettere fine a pratiche sleali e truffe.

    Per quale motivo vengono fatte circolare informazioni false?

    Alcune persone agiscono in questo modo per trarne un profitto, ad esempio per vendere prodotti che non funzionano o per attrarre più utenti verso le proprie pagine online, aumentando così i guadagni dovuti alle pubblicità. Secondo una relazione del gruppo speciale dell’UE contro la disinformazione alcune delle informazioni false sul coronavirus sono state create da forze politiche specifiche, tra cui la destra alternativa statunitense (la cosiddetta “alt-right”), la Cina e la Russia. In questi casi, l’obiettivo è politico: indebolire l’Unione europea o creare cambiamenti politici. Tuttavia, molte persone disseminano false informazioni senza cattive intenzioni ma perché credono che siano veritiere.

    Scopri la verità che si nasconde dietro i miti più popolari sul coronavirus in questo blog

    Quanto è pericolosa la disinformazione su COVID-19?

    In questo periodo di gravi preoccupazioni e notizie scioccanti, è più difficile per le persone mantenere la calma e verificare l’origine delle notizie. In passato la disinformazione circa i vaccini ha spinto i genitori a rifiutarsi di far vaccinare i propri figli contro il morbillo e altre malattie pericolose, causando un incremento massiccio dei nuovi casi di morbillo. Anche se le persone non ci credono, le informazioni false possono danneggiare i concetti di verità e competenza: può accadere infatti che venga attribuito più valore a un tweet scritto da un utente senza conoscenze rispetto a un’analisi approfondita condotta da un esperto. 

    Che cosa si può fare per evitare la diffusione di informazioni false?

    La disinformazione esiste fintantoché le persone ci credono e la diffondono. E non è difficile farsi ingannare. Per essere sicuri di non diffondere informazioni false, è necessario prestare attenzione quando si condividono notizie che suscitano reazioni forti o che sembrano troppo belle o brutte per essere vere. Una prima facile verifica consiste nel controllare online se altre piattaforme riportano la stessa informazione. Se non si è sicuri, esistono molte guide online per verificare se le informazioni siano vere.

    Che cosa si può fare se qualcuno diffonde informazioni false?

    È possibile segnalare la presenza di informazioni false sui social media su cui sono presenti. Molte società di social media si sono impegnate per lottare contro le notizie false sul coronavirus.Si può anche parlare con chi condivide notizie false: probabilmente non lo hanno fatto in modo intenzionale. Secondo i ricercatori il metodo migliore per convincere le persone che credono alle teorie del complotto è mostrare empatia, appellarsi al ragionamento critico della persona e evitare di ridicolizzarla.